mercoledì 13 agosto 2025

SEO trust: perchè Google non si fida del tuo sito

 

Quando si lancia un nuovo sito sul web e ci si aspetta di posizionarsi subito su Google o Bing, la delusione potrebbe essere dietro l'angolo. Quello che succede, infatti, è sotto gli occhi di chiunque ci provi: è molto difficile riuscire a posizionarsi immediatamente, e anche per noi "addetti ai lavori" spesso tocca aspettare un po'. Ma per quale motivo avviene questo?

Perchè i nuovi domini difficilmente riescono a posizionarsi subito? Questo, in prima istanza, sembra essere vero se trattano temi con molta concorrenza, come ad esempio un sito dedicato ai confronti tra offerte di settore, oppure temi in cui ci sia un forte commercial intent, come un sito di e-commerce, un blog sulla finanza, un forum dedicato agli investimenti e così via. Del resto, si tratta di una misura anti-spam che impedisce correttamente (almeno nelle intenzioni) ai broker di domini internet di mettersi in concorrenza indebita con competitor consolidati, cercando di restituire risultati coerenti e interessanti a chi cerca.

In genere l'atteggiamento dei motori di ricerca nei confronti dei siti web aperti da poco è un mix di indifferenza e diffidenza: del resto, per Google è facile rilevare la data di apertura di un dominio, per cui un fattore che andrà certamente a considerare è l'età del dominio. Età del dominio che è considerato un fattore SEO da sempre rilevante, e per cui vale una sorta di regola (che si applica anche al vino): più un dominio invecchia, in generale, più diventa "pregiato". Il senso di questa prima parte del discorso, pertanto, è che un dominio aperto da pochi giorni ha poche (o nessuna) opportunità di posizionarsi subito sui motori, mentre effettuando più rinnovi negli anni le possibilità aumentano.

Questa cosa a molti miei clienti non piace e crea malumori fin dall'inizio, cosa che purtroppo è impossibile da accelerare - a meno che uno, per intenderci, non abbia una grande quantità di contenuti realmente utili o un'idea imprenditoriale davvero valida e agevole da promuovere via Google (non via web o social in generale: non tutto quello che gira sul web, infatti, è adatto alla promozione sui motori di ricerca). In altri termini, è anche l'utilità del sito ad avere la sua importanza indiretta lato SEO, ed è chiaro che se volete posizionarvi con il solito sito vetrina (accezione orribile e mediamente inutile di portale, ma tant'è) oppure il blog in cui pubblicate annunci Adsense senza badare ai contenuti originali, avrete poche possibilità di successo.

Sono tantissimi, pertanto, i fattori che tendono a "calmierare" il mercato della SEO, e chiaramente questo è un bene anche per evitare che domini appena registrati possano scalzarci senza preavviso. Questo sembra valere, in larga parte, anche per i domini a chiave esatta o EMD (Exact Match Domains), domini che sono molto amati dai SEO perchè effettivamente - per alcune combinazione di parole chiave presenti nel nome, non per tutte - sembrano realizzare meglio il compito di posizionarsi decentemente, spesso senza effettuare attività tradizionali di link building. Questo naturalmente è soltanto un secondo fattore che può giocare a nostro vantaggio quando apriamo un nuovo sito, ricordandoci che 1) il suo commercial intent elevato che 2) la sua data di apertura recente possono essere entrambi fattori a nostro sfavore, almeno nel brevissimo periodo.

Sì, perchè una scelta debole nel breve periodo può essere comunque contro-bilanciata nel medio-lungo periodo, quando il sito si consolida presso gli utenti e le pagine vengono consultate più spesso. Pertanto ci sono anche scelte di nuovi domini che pagano comunque come investimento a lungo termine, per quanto sia necessario chiarire che debba essere attuata una strategia a lungo termine che preveda, ad esempio, un piano di pubblicazione dei contenuti costante nel tempo. Per evitare di subire l'effetto di rallentamento imposto da Google ai domini nuovi, si può pensare di procurarsi e riutilizzare un dominio scaduto (ad esempio dal sito Trovalost.it), per quanto questa tecnica vada utilizzata con molta cautela e facendo le opportune valutazioni - per intenderci, se il dominio acquistato aveva una cattiva fama, spammava o non portava traffico, non è utile prenderlo in considerazione.

Fattori che contribuiscono a posizionare subito un sito, quindi, sono 1) la tecnica EMD 2) l'attuazione di un piano di pubblicazione delle pagine ben definito 3) l'eventuale acquisto di un dominio scaduto di buona qualità (al netto di ulteriori valutazioni sulla possibilità legale di sfruttare determinati nomi protetti da brevetti o copyright). Dall'altra parte, fattori che tendono a frenarci, praticamente tutti gli altri menzionati: intento commerciale, concorrenza, uso di tecniche di spam poco utili agli utenti.

Del resto Google e Bing tendono ad assimilare le modifiche che facciamo ai siti con i loro tempi, per cui non prendetela con troppa fretta: agli addetti ai lavori suggerisco da sempre, del resto, che sarebbe ideale (dopo aver inventato decine di metriche improbabili) introdurne una che tenga conto del "tempo di assorbimento" delle modifiche ad un sito web da parte di Google.

 

Si può fare SEO senza spendere tanti soldi? Praticamente, no

 

L'attività SEO viene spesso associata ad un lavoro sostanzialmente economico, o addirittura ultra-low cost, quantomeno per come viene percepito (male) da molte persone. In genere si vorrebbe il massimo, come ad esempio il posizionamento in prima pagina per query di ricerca molto competitive, ad un prezzo minimo, o magari a commissione, pagando soltanto a risultato raggiunto. Queste sono assurdità che non andrebbero accettate prima di tutto dai professionisti del settore, e poi anche i clienti dovrebbero capire una volta per sempre che ogni risultato di qualità ha del lavoro dietro, ed il lavoro costa.

Di solito si pensa alla SEO a buon mercato in questi termini:

  • banale ottimizzazione on-page, nel senso che si pensa che basti aggiungere parole chiave all'interno del title e delle meta description per fara qualcosa di concreto. Alla fine, pero', si scopre quasi sempre che questo non basta.
  • Link building molto economica o addirittura gratuita, ma se i link non sono posizionati in modo strategico si rischia di fare un ennesimo buco nell'acqua.
  • Attività di altro genere che sono quasi sempre incentrate sulla riscrittura dei testi, anche quando effettivamente non servirebbe

Non fatevi illusioni: la SEO non può fare miracoli. E questo vale soprattutto se nel vostro sito manca reale qualità. Forse è sgradevole o sgarbato da riconoscere, ma quando manca qualità di fondo, cioè non ci sono reali motivi per cui il vostro sito web debba portare traffico qualificato, le attività classiche SEO non serviranno a molto. L'astrazione (perchè di questo si tratta) della SEO economica non esiste nella realtà, e questo per cinque sostanziali motivi:

  1. l'attività di ottimizzazione è raramente una tantum, nel senso che un singolo intervento o una serie di interventi localizzati nel breve periodo non possono portare a miglioramenti sostanziali;
  2. anche per questo motivo, non si dovrebbero mai effettuare consulenze basate su parametri numerici come numero di backlink o PageRank dei backlink ("al chilo"); in questi termini, non dovrebbe essere svolta da persone senza esperienza o che credono di aver capito tutto su Google;
  3. l'attività SEO costa (a volte più di quanto si pensa) perchè è frutto di un mix di pianificazione, strategie, interventi tecnici mirati e misurazione degli effetti mediante appositi tool;
  4. alcuni interventi SEO possono richiedere, inoltre, la presenza di un esperto del settore che dovrà collaborare con il SEO; questo vale soprattutto per le chiavi molto competitive;
  5. l'ottimizzazione di un sito web ha senso nella misura in cui il cliente ha la percezione dell'importanza del proprio sito; se lo sta facendo "giusto per", per emulazione della concorrenza e senza avere tempo e voglia di misurare i risultati, tanto vale che non lo faccia affatto.

Dipende tutto, insomma, da quanto siete disposti ad investire ed in che quantità: sono parametri spesso difficili da valutare, e richiedono impegno, costanza ed apertura mentale da parte di tutti gli attori. Molti che pretendono di stare sul web, ad esempio, ne tendono a sottovalutare l'efficacia, e considerano la SEO un "buono", un extra non indispensabile per cui non saranno mai disposti a spendere chissà quanto. Se questo è indirettamente vero come visto al punto 5, viene smentito nel caso in cui l'azienda fatturi e proponga servizi esclusivamente via internet.

Eppure, i grossi brand del web investono tantissimo in attività SEO, e solo così (e grazie a campagne di marketing efficaci) riescono a diventare leader sul proprio mercato.

Se non si vuole ricorrere ad una consulenza, l'alternativa può essere un corso con Madri: si impara con degli esperti come promuovere qualsiasi sito web, e poi si effettueranno le operazioni in proprio. Il vantaggio principale del corso di formazione è legato ad una singola spesa una tantum, a fronte di un consulente classico che invece è necessario pagare mese dopo mese.

Il PageSpeed Insights è un fattore importante da ottimizzare o... no?

 

Il PSI ottimizzato serve davvero al nostro sito? E se poi lo facciamo ed il ranking non migliora, abbiamo perso tempo?

Non mi dilungherò su come ottimizzare il PSI, tanto più che ne ho già parlato in un articolo precedente. Quello che mi interessa focalizzare, dopo averne discusso con un collega giusto ieri, è capire se sia davvero un fattore di ranking a cui qualsiasi sito debba dare importanza o meno. Per farlo, partirò da un classico contro-esempio che spesso viene indicato come, probabilmente, il motivo più grande per fregarsene del PageSpeed Insights.

Prima pero', faccio un breve recap sul tema.

PSI non è la "velocità del sito"

Stando a quello che sappiamo, il PSI di Google NON è una semplice misura di "velocità del sito", ma si basa sulla combinazione di sei metriche che considerano le tempistiche intermedie di caricamento e la UX della pagina:

  • First Contentful Paint
     
  • Speed Index
  • Largest Contentful Paint
  • Time to Interactive
  • Total Blocking Time
  • Cumulative Layout Shift

Il First Contentful Paint o FCP, ad esempio, misura (relativamente al tempo impiegato per fare la stessa cosa su un campione esterno di siti) il tempo necessario perchè il DOM (l'oggetto gerarchico associato ad una qualsiasi pagina web, la cui complessità e corposità rappresenta buona parte dell'ottimizzazione) mostri almeno una parte della pagina. Lo Speed Index, invece, rappresenta il tempo necessario per renderizzare i singoli frame che compongono il caricamento (vedi figura successiva), il Largest Contentful Paint misura il tempo di completamento del caricamento, mentre il Time to Interactive è una misura di UX che verifica approssimativamente quando l'utente può interagire con la pagina perchè il DOM è pronto per l'interazione (cliccare un bottone, aprire un menù, e così via).

Sono tutte stime variabili (e probabilmente approssimate), e Google ci tiene a specificare la cosa in più contesti quasi a sottolineare che il punteggio potrebbe anche cambiare tra misurazioni successive, anche senza cambiare nulla nel proprio sito web: il che sembra assurdo, ma considerando la natura delle metriche in questione ha un senso. Senza dettagliare ulteriormente la questione, bisogna sapere che esiste un tool per pre-calcolare il PSI e verificare come venga ottenuto il punteggio finale, cosa che potrebbe essere utile quando si deve decidere cosa ottimizzare e che cosa, eventualmente, sacrificare nel proprio sito.

Il punto che cercheremo di capire è se davvero valga sempre la pena farlo, a questo punto. In breve, la risposta è no, anche se solitamente si arriva a questa conclusione per i motivi sbagliati - che sembra una questione di poco conto, ma non lo è.

Siti grossi e famosi hanno punteggio PageSpeed Insights basso, "quindi"... non mi serve!

Credo che sia un classico esempio di conclusioni sbagliate che non fanno, nel 90% dei casi, che confermare un bias di conferma (nel senso che volevo arrivare alla conclusione che non mi va di ottimizzarlo perchè è lungo e difficile, per cui non lo avrei fatto comunque), per quanto ci sia un fondo di verità inoppugnabile.

In parte è vero: siti web molto ben posizionati su Google e con metriche SEO stellari, alla prova dei fatti, si scoprono avere punteggi PSI estremamente bassi, e questo (secondo molti addetti ai lavori) sarebbe un contro-senso ed un contro-argomento a favore del fatto che "non serva a nulla" ottimizzarlo. La questione pero', secondo me, è posta male: il fatto che quei siti giganti abbiano metriche PSI basse (ad esempio ansa.it, ma ne potrei citare molti altri) e siano comunque posizionati bene su Google per varie ricerche vuol dire, al massimo, che il PSI non è un fattore penalizzante (quasi sicuramente, per essere sicuri di quello che scriviamo), ma questo non significa che non possa essere un fattore migliorativo. Nella SEO del resto raramente si procede con le certezze, soprattutto quando la competizione è alta, per cui quel discorso iniziale rischia di diventare contro-producente: le cose vanno viste sempre caso per caso, sito per sito, non esistono ricette assolute e universali (purtroppo).

Il discorso vale anche per via del termine di paragone che si va a prendere, perchè - al limite - dovremmo confrontare il PSI dei nostri competitor diretti, non prendere i siti top che comunque problemi di visibilità non ne hanno e vivono, alla prova dei fatti, anche di brand forti. Nulla di strano, quindi, che siti di grosse multinazionali non abbiano il PageSpeed Insights ottimizzato e siano comunque primi sui motori: semmai, è strano (anche se non necessariamente sbagliato!) che non provino ad usarlo come fattore di ranking. Anche perchè non è questione, secondo me, di "dare il contentino" a Google: è questione che migliorare quelle metriche (se ci riusciamo, e se possibile) porta benefici effettivi, perchè i siti ottimizzati con 90/100 e oltre sono effettivamente più veloci e funzionali.

Quindi: non è una metrica probabilmente così vitale come potrebbe sembrare, ma sono convinto che sia una risorsa da sfruttare - ammesso ovviamente che l'azienda abbia la sensibilità necessaria ad accogliere un'istanza del genere. Anche perchè è uno dei pochissimi fattori di ranking pubblici e ottimamente documentati, che si possono migliorare grazie ad un'attività di SEO audit lato CSS e JS.

Ottimizzare il PSI è mediamente piuttosto complesso, alla prova dei fatti, e spesso diventa problematico sui theme non open source e su quelli premium, i quali spesso puntano su grafiche mirabolanti (e a volte addirittura poco funzionali) e raramente sono ottimizzati lato DOM come avviene, ad esempio, per i siti più classici ed essenziali. Minificare, comprimere, ridurre il numero di chiamate (anche se con HTTP/2 questo, a breve, non dovrebbe nemmeno servire più), ma non solo: ridurre le dipendenze tra codice e/o evitare bug di doppia minificazione sul CSS e sul JS con i CMS moderni, che sputano fuori HTML sempre più contorti e difficili da modificare, è senza dubbio un'impresa. Ma è un'impresa che fa parte delle attività SEO moderne, almeno nella misura in cui i dati di cui disponiamo lo confermano.

Posso accettare che per molti non sia una priorità perchè magari, ad esempio, ci sono aziende che investono quasi tutto in social e non gli interessa la SEO. Ma anche in considerazione dei web signals (segnali web essenziali) che sono stati integrati nella Search Console, magari se c'è qualche barretta rossa o gialla di troppo, ecco... un pensiero ce lo farei.

Resta un dilemma di fondo: e se poi il sito non si posiziona lo stesso dopo averlo ottimizzato lato PSI? Diciamo che la modifica fa bene lo stesso, perchè comunque i siti veloci performano comunque meglio lato utente - per non dire che, a volte, convertono pure qualcosa in più: quando è stata l'ultima volta che avete visto Amazon.it offline, ad esempio?

La questione è molto complessa: nel frattempo, pero', bisognerebbe smetterla di pensare alla SEO come una serie di manopole da manipolare a piacimento, andrebbe forse fatta in modo più elastico, funzionale alle nostre attività imprenditoriali di ogni giorno di conversione, di lead e via dicendo.

A qualcuno potrebbe servire di più, e ad altri di meno: sta a noi deciderlo volta per volta. E la nostra decisione farà la differenza nel lungo periodo.

 

Come creare buone landing page

 

La creazione di buone landing page (pagine di "atterraggio") è fondamentale per ottimizzare (e in alcuni casi rendere automatico, per certi periodi) l'acquisizione di clienti / contatti (lead) o le vendite di un prodotto o servizio sul web (conversioni): ma cosa sono le landing page, e come si possono creare al meglio?

Cos'è una landing page

Nell'ambito del marketing online le landing page, note anche come lead capture page, destination page, static page o anche lander, non sono altro che pagine web ottimizzate (secondo vari criteri) che tipicamente appaiono in seguito al click di un cliente su un banner o sul link di una campagna pubblicitaria. Da questo punto di vista, ed è fondamentale capirlo fin da subito, le landing page sono strettamente collegate come contesto alla pagina web della campagna di provenienza: questo significa che, ad esempio, una landing page efficace che vende prodotti di bellezza sarà linkata più efficacemente da un blog a tema fitness o cosmetici, ad esempio, piuttosto che da uno a tema tecnologico o autoricambi. Inoltre, le landing page possiedono una struttura prefissata - in cui ad es. i titoli sono fortemente enfatizzati, e nella quale è presente una discreta quantità di testo e, tra l'altro, per cui sono solitamente rispettate alcune regole basilari.

In genere ci sono due tipi fondamentali di landing page: quelle di tipo reference (di riferimento) forniscono informazioni utili all'utente su un prodotto o servizio, e che possono contenere link, testo, immagini, video ed elementi interattivi (ad esempio form di iscrizione). Le landing page di tipo transactional (transazionali), invece, tendono ad enfatizzare l'aspetto legato alla conversione, ovvero sono pensate per valorizzare il tasso di conversione della pagina stessa: in breve, sono pagine pensate per la vendita diretta, senza alcun contenuto informazionale. La differenza tra le due è chiara: la prima serve a raccogliere visite da visitatori interessati ed è ideale da essere indicizzata ed ottimizzata per Google, la seconda raccoglie e canalizza visitatori che già sanno, in media, ciò che vogliono comprare.

Abbiamo quindi imparato tre cose basilari sulle landing page:

  • devono essere strettamente a tema (non devono trattare mille argomenti, al massimo uno);
  • possono essere ottimizzate per una o più keyword lato SEO (landing di tipo reference);
  • vanno fortemente focalizzate per rendere la action finale (ad esempio il click su Acquista) facile e intuitiva per il target di riferimento (landing di tipo transactional), di solito non indicizzate sui motori di ricerca.

Le landing page sono tipicamente molto efficaci, se non per aumentare le vendite, almeno per incrementare i lead (ovvero le iscrizioni ad un servizio a pagamento).

Come si misura l'efficacia di una landing page: tasso di click e tasso di conversione

Ci sono almeno due modi per farlo: il primo è considerare il tasso di click della pagina (esempio: quante persone cliccano e visualizzano la landing page), il secondo è valutare quanti clienti o lead sono prodotti dalla pagina stessa rispetto al numero totale di visualizzazioni (ad esempio su 100 visualizzazioni la pagina produce 7 vendite). In base ai contesti, è possibile definire:

  1. CTR (Click Through Rate): tasso di click sulla landing page, più è alto meglio è, si esprime in percentuale (rapporto tra numero di visualizzazioni del banner di origine e numero di click prodotti da quelle visualizzazioni)
  2. Tasso di conversione (conversion rate): percentuale che indica quanto converte la landing, cioè quanti dei click sul bottone "Iscriviti" o "Acquista" finiscano effettivamente per produrre qualcosa di utile (l'iscrizione di un nuovo cliente al servizio, o un acquisto da parte sua)

Formato tipico di una landing page

Le migliori landing page contengono un testo essenziale, chiaro e semplice da leggere; non è detto che si debba scrivere in linguaggio forbito in ogni caso, ma molto dipende dal target di riferimento. In genere le buone landing page contengono headline efficaci (quindi titoli e sottotitoli) che siano chiari, concisi e se possibile orientati all'azione. Lo scopo dei paragrafi è quello di illustrare il prodotto o servizio, e cercare di vincere (se possibile) le resistenze del lettore che potrebbe abbandonare la pagina prima di cliccare o iscriversi o peggio ancora comprare. In questo, le tecniche della UX (User eXperience) vengono a darci una grossa mano.

Alcuni layout classici di landing page sono i seguenti.

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Regole UX per fare buone landing page

La UX insegna a trarre vantaggio dall'esperienza finale dell'utente, che deve essere finalizzata ad un'azione, come abbiamo visto: non ci servono lettori passivi o disorientati, bensì solo ed esclusivamente lettori attivi che facciano click sull'offerta. Come prima regola, quindi, direi che è fondamentale non dare troppe scelte all'utente: deve esserci il testo dentro la pagina ma non dobbiamo inserire più di uno o due link/bottoni per landing page. Se ne mettiamo solo uno, infatti, è molto più probabile che l'utente sappia dove fare click senza perdere l'orientamente ed incrementare il tasso di abbandono della landing page. Per lo stesso motivo sono da evitare i form da compilare con troppi campi: difficilmente l'utente avrà voglia di compilarne più di un paio (nome e indirizzo email, ad esempio). Molte landing ottimizzate riescono a far iscrivere persone mediante solo indirizzo email, rinviando la compilazione dei dati ad un secondo momento che, per inciso, a volte è incluso in un processo di gamification del sito in cui ci si iscrive (della serie: se mi dai i tuoi dati, ti faccio "giocare" o ti do' punti o coupon extra che diversamente non ti darei).

Call to action, colori e "vie di fuga"

In questo, poi, si possono fare varie considerazioni: la scelta dei colori degli elementi può assumere un'importanza fondamentale. Il rosso andrebbe evitato, ad esempio (sembra un errore o è comunque poco invitante per i più), in favore del verde e del blu che invece sono colori più "rassicuranti". Altro aspetto fondamentale è legato alla call to action: la chiamata all'azione, cioè la sezione della landing page contenente il bottone "Iscriviti" o "Acquista", a seconda dei casi. Il bottone o link dell'azione finale dovrebbe infatti essere molto evidente, ad esempio in un box di colore nettamente diverso rispetto allo sfondo classico, in modo che sia ben distinguibile e che si capisca che è un elemento con cui interagire (e anche che sia l'unico elemento con cui è possibile farlo). Alcune landing page più estremizzate, ad esempio, tendono a ridurre anche gli elementi di chiusura o di uscita della pagina, in modo che l'utente sia "costretto" a fare click come unica via di uscita dalla pagina stessa.

Al tempo stesso, una buona landing page dovrebbe essere responsive e ben visibile su qualsiasi dispositivo, facendo possibilmente in modo che la call to action non sia piazzata troppo in basso o sia difficile da trovare.

Requisiti tecnici da rispettare

In genere le buone landing page dovrebbero rispettare i seguenti requisiti tecnici:

  • essere molto leggere da caricare (dimensione media pagina web: circa 50 kB)
  • essere compatibili con la maggioranza dei dispositivi smartphone, tablet e PC -  quindi evitiamo di usare Java e Flash
  • la pagina deve restituire un codice 200 lato server e deve funzionare senza errori di markup HTML
  • Presenza di una richiesta di azione molto evidente e univoca (una sola azione, nessun link esterno nella pagina).

Tecniche di ottimizzazione delle landing page

Per ottimizzare le landing page bisogna partire da una landing di base, provare a mandarci traffico (ad esempio via advertising di Facebook o Google, o mediante SEO pura) e vedere cosa succede; il test A/B, ad esempio, alterna l'uso di due landing page alternative, e mediante confronto tra le prestazioni dell'una e dell'altra si cerca di capire quale funzioni meglio. Il test A/B confronta due landing page che differiscono per layout grafico, immagini o testi, ed in genere su campioni di traffico sostanziali si riesce a capire facilmente quale versione converta meglio. Il parametro da misurare in questo caso è il tasso di click o quello di conversione visto prima. Lo svantaggio di questa tecnica, purtroppo, è legato all'impossibilità di isolare o individuare i fattori che fanno la differenza, soprattutto se si variano molti elementi all'interno delle versioni alternative delle pagine. In questo il test multi-variato offre più vantaggi, perchè tende ad isolare le singole variazioni - e produce landing page multiple più ragionate, ad esempio in cui variamo solo il titolo, solo un'immagine e solo un form di iscrizione. Di fatto, questa è la tecnica più precisa ma è anche la più dispendiosa, visto che per 4 variazioni del titoli, 2 di immagine e 3 di form (ad esempio) avremo un totale di 4 x 2 x 3 = 24 landing page alternative da promuovere.

Conclusioni

Le considerazioni che potremmo fare sulle landing page ottimizzate sono tantissime, ed in molti casi dipendono dal contesto: impossibile dire di più, se non ragionando su casi studio effettivi. Di sicuro non serve essere degli scrittori provetti per scrivere buone landing page, per quanto esistano tecniche avanzate - come quelle proposte nei corsi di copywriting efficace, ad esempio - che permettono di trovare un metodo più o meno "scientifico" per scriverle in modo corretto e funzionale. Esistono strategie avanzate, inoltre, che permettono di testare l'efficacia di una pagina un certo formato, che sono ad esempio il test A/B o lo split test: si variano alcune cose nella pagina e, ad esempio mediante heatmap o mappe di calore, si fanno considerazioni specifiche in merito. Mediante poche landing page ben realizzate, in genere, è possibile raccogliere contatti utili e vendite mirate: lo strumento non andrebbe sottovalutato, anche se probabilmente bisognerebbe rinnovare il design di alcune di esse (che spesso ricalcano uno stile da marketer anni '90 abbastanza bruttino, se visto oggi).

Come spegnere l'iPhone senza usare il touch (GUIDA)

 

Se desideri spegnere un iPhone senza utilizzare il touchscreen, puoi farlo utilizzando i pulsanti fisici del dispositivo. Ecco come procedere:

  1. Premi e tieni premuto il pulsante di accensione/spegnimento: Trova il pulsante di accensione/spegnimento sul lato destro (per iPhone 6, SE, 7, 8 e modelli più recenti) o sulla parte superiore (per iPhone più vecchi come il 5s) del tuo iPhone.
  2. Contemporaneamente, premi e tieni premuto il pulsante per il volume giù: Il pulsante per il volume giù si trova sul lato sinistro del dispositivo.
  3. Continua a tenerli premuti: Dopo alcuni secondi, vedrai la schermata di spegnimento apparire sullo schermo.
  4. Scorri per spegnere: Quando appare la schermata di spegnimento, usa il pulsante per il volume giù per scorrere verso il basso e confermare l'azione di spegnimento.

Una volta che hai completato questi passaggi, il tuo iPhone si spegnerà. Tieni presente che potrebbe essere necessario un po' di tempo prima che il dispositivo si spenga completamente. Per riaccendere l'iPhone, premi e tieni premuto il pulsante di accensione/spegnimento fino a quando appare il logo Apple sullo schermo.

Questo metodo è utile quando il touchscreen non funziona correttamente o è danneggiato e hai bisogno di spegnere il dispositivo. N.B. questa non è una guida ufficiale di Apple e riporta indicazioni a carattere generico. Se hai difficoltà ad applicare queste indicazioni chiedi all'assistenza ufficiale.

Foto di Maurizio Pesce from Milan, Italia - New Apple iPhone 7 and iPhone 7 Plus, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=51342215

SEO: 18 domande e risposte che potrebbero esserti utili

 

Di seguito riporto le domande più comuni sulla SEO e su alcuni aspetti particolari di Google. Dopo 10 anni di consulenze, queste sono le domande, i dubbi e le perplessità che mi hanno proposto clienti vecchi e nuovi.

Che significa fare SEO?

Significa ottimizzare un sito per i motori di ricerca, quindi Google (e se capita anche Bing e gli altri): l'obiettivo primario è quello di trovare traffico qualificato al nostro sito, dove qualificato implica da subito priorità alla qualità (e non troppo alla quantità). Ad oggi è una delle attività basilari per chi faccia affari con il web, a cominciare dal content marketing a finire alla vendita di prodotti e servizi.

Quali libri posso leggere per imparare meglio l'argomento?

Quelli che ho consigliato qui. Ovviamente alla teoria, in questi casi, è sempre indispensabile aggiungere una buona dose di pratica, e affiancarvi un bel po' di buonsenso.

Il PageRank è importante per la SEO?

No. Qualsiasi domanda inerente il PageRank o PR di Google dovrebbe ricevere questa risposta: no, non è costruttivo considerarlo in un'attività SEO seria, per quanto sia stato un indice fondamentale in passato (e per quanto ancora oggi ci si ostini ad utilizzarlo). Lo ha chiarito un post del 2011 (non esattamente l'altro ieri, insomma) dal blog ufficiale di Google, dal titolo "Beyond PageRank: Graduating to actionable metrics" (fonte), che scrive testualmente:

the Webmaster Central team has been telling webmasters for years that they shouldn't focus so much on PageRank as a metric for representing the success of one’s website

Il fatto che sia l'indice più famoso di Google non vuol dire, in altri termini, che sia il più utile alle attività SEO: la link building basata solo sul PR è un'attività compulsiva che tende, peraltro, a far perdere di vista molti altri aspetti fondamentali per siti web di qualità. Ovvio che poi si può tenerlo in considerazione, ma basare un'attività SEO solo sul PageRank ha senso quanto valutare la velocità di un'auto in base al suo colore. Misurarlo in modo compulsivo è un modo riduttivo, oltre che molto fuorviante, di fare questa attività (si veda anche questo articolo del TagliaBlog).

"OK la SEO, ma noi dobbiamo scrivere bene in italiano: siamo una casa editrice"

Obiezione corretta, in questo caso specifico (una nota casa editrice italiana che, durante una mia consulenza SEO, giustamente non gradiva il keyword stuffing): avevano, ed hanno ragione. Non esiste un vero e proprio stile di "scrittura SEO", per quanto l'equilibrio vero consista nel saper distribuire le parole chiave nelle pagine del sito senza snaturarlo, renderlo illegibile o peggio ancora ridicolo. Il SEO copywriting ovviamente ha un senso ed una legittimità, ma mettersi a scrivere male o per i motori di ricerca è ridicolo: sono gli utenti che producono lead, conversioni, click e vendite, ed è per loro che bisogna scrivere.

Ovviamente queste considerazioni smettono di valere per i settore più borderline, o se il budget o la strategia permette ed è tollerante sui rischi (nel caso specifico da me citato, non lo erano).

Cosa si fa per fare SEO?

Tantissime cose (e dipende sempre dal settore: siti diversi hanno necessità diverse), ma essenzialmente 1) ottimizzazione on site (link interni, title e meta description, ma anche testi se necessario) e 2) off site (link esterni, cioè farsi linkare da altri siti senza passare per spammoni: forum, guest post, vendita di link, social news, link richiesti via email, Wikipedia, ...).

L'abilità del SEO, in fondo, è quella di riuscire ad effettuare queste attività senza perdere la propria dignità :-D

Devo mettere le meta-keyword nel mio sito?

No. Il tag meta keyword non viene elencato tra quelli riconosciuti da Google (fonte), e nel webmaster blog ufficiale fin dal 2007 questo particolare elemento viene ufficialmente dichiarato come "ignorato" da Mueller (per la verità non nel post, bensì "sepolto" nei commenti). Preoccuparsi di queste cose oggi significa avere una visione ingenua, fuori bersaglio - o comunque non avere di meglio a che pensare per il bene del proprio sito; ovviamente sarete sempre liberi di spendere il vostro tempo su questa attività, per via dell'incontrastabile fascino delle modifiche "meccaniche" ed intuitive agli elementi del vostro sito.

Meglio pochi backlink ma buoni, o tanti senza badare alla qualità?

L'ideale sono tanti backlink di qualità :-D

In generale non esistono metriche quantitative credibili in tal senso: la mia impressione è che il "pochi ma buoni" funzioni meglio anche nei casi più critici, ma non è possibile provarlo in modo assoluto. In genere visto che non si hanno gli strumenti per misurare la cosa, non avrebbe neanche senso parlare di link building in questi termini.

La SEO è morta?

No. Ciclicamente viene fatta circolare questa idea, che in realtà non è che una tecnica sfruttatissima negli Stati Uniti per acchiappare click degli sprovveduti, da parte di persone con pochi scrupoli che cercano di monetizzare sul nulla. Nell'editoria digitale SEO, ed in particolare su blog e forum, vi è da sempre la tendenza a ipervalutare periodicamente un singolo aspetto, per cui ormai ci sono abituato e neanche ci faccio più caso. Ad esempio: bisogna pensare al PageRank, bisogna inserire le meta keyword, bisogna puntare alla qualità, bisogna calcolare la keyword density, ecc. Queste visioni sono, oltre che semplicistiche, errate perchè parziali, ed hanno l'enorme problema di creare false aspettative nei clienti (che piaccia o meno, ci leggono più spesso di quanto pensiamo).

Per cui no, la SEO non è morta perchè - come suggerisce Giorgio Taverniti "è un modo di vivere il web". Se poi volete credere che lo sia, fate pure: nell'ambiente, del resto, stiamo già abbastanza stretti :-)

La SEO garantisce la prima posizione su Google?

No, nè esiste modo di dare una garanzia del genere agli utenti; tuttavia una buona attività SEO potrebbe - con tempi e modi variabili - mettere in condizione il sito di ottimizzare conversioni, visite, iscrizioni ed impatto generale. Ottimizzare un sito, del resto, significa soprattutto metterlo nelle migliori condizioni di rispondere allo scopo per cui è stato realizzato: il buon posizionamento, pertanto, verrà come conseguenza.

Vale la pena di farla?! / Mi sembra tempo perso! / Se non mi garantisci la prima posizione non mi interessa

Dipende. Un'attività SEO non è MAI tempo perso, ovviamente se fatta bene e se ha senso farla sul quel sito (nel 50% dei casi di mia conoscenza, per inciso, non ne ha: a cosa ottimizzo a fare se il proprietario del sito non ha idea di come farci business?) e se viene inquadrata all'interno di uno o più obiettivi da raggiungere, che possono essere quantitativi (arrivare a 100.000 iscritti al mio sito), qualitativi (prendere traffico qualificato), o - molto più brutalmente - legato a esigenze monetarie (vendere tanto). La SEO fallisce, normalmente, anche se viene fatta correttamente, ad esempio se il modello di business del sito è scadente o inesistente, se al consulente non vengono lasciate le mani libere (un caso più comune di quanto non si creda: certi clienti devono fare i conti con se stessi e con i propri ego smisurati, prima che con Google e noi consulenti), se il consulente è in malafede (capita anche questo) o se il business plan del sito non è tenuto nella giusta considerazione.

Molta concorrenza tende ad auto-eliminarsi, ad oggi, proprio in base all'assunto del "cugino dell'amico" che sostiene sia "tempo perso": buon per noi, anche qui :-) .

Qual'è l'elemento "tecnico" che influisce di più sul posizionamento di un sito?

Ci sono due ipotesi plausibili: 1) il numero di rinoceronti che leggono ebook, 2) la distribuzione delle anchor text in ingresso al vostro sito: un parametro difficile da gestire ed altrettanto dispendioso da misurare (e che il webmaster tools non mostra, probabilmente non a caso), e che potete determinare mediante numerosi tool SEO (quasi tutti a pagamento, o in prova gratuita limitata). Il punto cruciale sulla link building da tenere a mente, tuttavia, è che si tratta di un'attività che va effettuata con tempi e modi moderati, che è per sua natura rischiosa e che, entro certi limiti, fa parte del gioco: a maggiori rischi, come in altre attività, possono corrispondere maggiori perdite (o maggiori guadagni).

Attenzione perchè, in ogni caso, la SEO non è solo tecnica applicata, perchè comunque richiede la conoscenza delle dinamiche interne del settore a cui appartiene il sito: per fare un po' di esempi, per gli ecommerce la link building è spesso proibitiva, per i blog è molto più facile, le pagine divulgative sono facili da linkare mediante Wikipedia, le FAQ ben fatte ricevono spesso link naturali e così via.

"Mi ha detto mio cugino" che bisogna fare la link building, è vero?

Viva tuo cugino! Un buon punto di partenza per capirci qualcosa è leggere qui.

"Mi ha detto mio cugino" che Google non ama la link building... ma è vero?

Abbasso tuo cugino! In realtà la link building è il web per come lo conosciamo oggi, in qualche modo, per cui nulla di male a farla, se fatta con stile (senza perdere la dignità, come dicevo prima). C'era una risorsa ufficiale che fugava ogni dubbio in merito:

https://sites.google.com/site/webmasterhelpforum/it/it-posts/come-ottenere-link-di-qualita-che-rimandano-al-vostro-sito (copia funzionante del link: qui e qui)

fatta veramente bene, una delle poche guide di Google davvero tecniche ed esplicative. Attualmente non è più online, un vero peccato, anche perchè spiegava bene come fare una buona link building, al di là di quanto si possa demonizzare inutilmente. PS: dì a tuo cugino di uscire un po', ogni tanto.

"Mi ha detto mio cugino" che la link building è superata!

Dubito che potrà mai essere così, anche perchè il link è l'elemento fondante del web e, per quanto sia possibile che un giorno le cose cambino, ad oggi è l'unico modo perchè il web si possa definire tale e possa funzionare così come funziona. Chi scrive certe cose, come dicevo prima, ha capito quanto sia importante l'enfasi nel marketing, e per fare personal branding arriva a sostenere assurdità di ogni genere.

"Mi ha detto mio cugino" che la SEO è superata!

Quasi certamente tuo cugino non si occupa di SEO e, se intuisco bene, lo dice perchè sta cercando di venderti una consulenza di altro tipo. Chiunque, ancora oggi scriva o sostenga che la SEO è morta, rientra in una delle seguenti possibilità:

  1. è un bravo marketer, abile nelle provocazioni e nel marketing a basso costo (vedi risposte precedente);
  2. si occupa di un settore in cui la SEO non ha senso (sì, ce ne sono);
  3. fa confusione in buonafede (raro, ma possibile);
  4. è ignorante (nel senso che ignora, ovviamente).

Cosa devo fare se il mio sito è stato penalizzato su Google?

Se la penalizzazione è notificata esplicitamente, devi togliere di mezzo ciò che da' fastidio a Google (e che dovrebbe notificarti in modo più o meno chiaro: ad esempio, link in uscita a scopo manipolativo, o backlink da fonti scadenti).

Se invece non è notificata esplicitamente, devi controllare che sia davvero una penalizzazione di Google (suggerimento auto-critico: probabilmente non lo è, magari hai solo problemi di contenuti oppure alle persone non importa nulla del tuo sito perchè è noioso, poco utile, poco conveniente o scopiazzato); in caso lo sia, devi provvedere a rimuovere lo spam che ti sta danneggiando.

Quando è preferibile usare i link con attributo nofollow?

Sui link esterni al nostro sito, se sono di natura commerciale: classico esempio di link nofollow sono i link affiliati. In altri casi, lo zelo e la preoccupazione su questo attributo è eccessiva e, spesso, fuori luogo.

Nel dubbio, importare il nofollow di default su tutti i link esterni in uscita dovrebbe mettervi al riparo da eventuali penalizzazioni e/o problemi. Sui link interni (quelli del menù del vostro sito, ad esempio), per inciso, è del tutto irrilevante - ed è praticamente paranoico inserirlo: in teoria, se il sito è nuovo Google potrebbe non vedere nulla del vostro sito!

In una buona link building, per la cronaca, si tende a raggiungere un equilibrio (che non vuol dire per forza 50 e 50, anzi) di distribuzione tra link nofollow e link privi di nofollow (detto spesso dofollow).

Cosa devo fare se Google notifica che il mio sito è stato compromesso?

Devi restare calmo e seguire le istruzioni a questo link.

Operatori di ricerca avanzata per Google

 

Gli operatori di ricerca sono simboli o parole chiave speciali che inserisci nella barra di ricerca di Google per specificare determinati criteri per le tue ricerche. In alcuni casi possono servire a fare ricerche ad alta granularità, che possono aiutare a rilevare problemi di indicizzazione classici, a cercare spunti per nuovi backlink, a scoprire cosa ha fatto la concorrenza e così via. Ricorda che gli operatori di ricerca possono variare nel tempo e potrebbero subire modifiche o aggiornamenti da parte di Google.

Inoltre, Google ha molte funzioni di ricerca avanzate integrate, quindi potresti anche sfruttare strumenti come la "Ricerca avanzata" nella pagina dei risultati di ricerca, al fine di affinare ulteriormente la tua ricerca.

Elenco degli operatori di ricerca e dei Google Dorks

I Google Dorks sono operatori combinati tra loro per cercare cose molto specifiche sui motori di ricerca. Ci siamo limitati a riportare quelli che reputavamo più utili per le attività SEO, a livello pratico e nella nostra esperienza.

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Come usare gli operatori di Google per la SEO

Ecco alcuni operatori e approcci che potresti adottare:

  1. site:sitarello.com: Utilizza l'operatore site: seguito dal nome di dominio del tuo sito web per vedere quali pagine sono state indicizzate da Google. Ad esempio, site:example.com mostrerà tutte le pagine indicizzate nel tuo dominio.
  2. inurl:sitarello.com: Utilizza l'operatore inurl: seguito dal nome di dominio per cercare pagine che contengono il tuo URL. Questo può aiutarti a individuare eventuali pagine non autorizzate o problemi di duplicazione.
  3. intitle:errore site:sitarello.com: Cerca pagine che contengono la parola "errore" nel titolo e sono all'interno del tuo sito web. Questo potrebbe aiutarti a individuare eventuali pagine con problemi di indicizzazione o errori.
  4. filetype:pdf site:sitarello.com: Utilizza l'operatore filetype: per cercare file di un tipo specifico (come PDF) all'interno del tuo sito web. Questo può essere utile per verificare quali documenti sono stati indicizzati.
  5. related:sitarello.com: Utilizza l'operatore related: per trovare siti web correlati al tuo dominio. Questo può aiutarti a individuare siti che potrebbero avere problemi di duplicazione dei contenuti o altre questioni.
  6. site:sitarello.com -inurl:www: Utilizzando l'operatore -inurl: puoi escludere una determinata parte dell'URL. Questo è utile se il tuo sito ha versioni duplici, come www.example.com e example.com.
  7. cache:sitarello.com/page: Utilizza l'operatore cache: seguito dall'URL di una pagina per vedere l'ultima versione in cache di quella pagina. Questo può essere utile per verificare se Google sta indicizzando correttamente la tua pagina.
  8. info:sitarello.com: Utilizza l'operatore info: seguito dal nome di dominio per ottenere informazioni di base su come Google vede il tuo sito web.
  9. site:sitarello.com "pippostrollo": Cerca all'interno del tuo sito web le pagine che contengono la keyword specifica "pippostrollo". Questo può aiutarti a individuare pagine che potrebbero avere problemi di indicizzazione.
  10. site:sitarello.com "404" OR "pagina non trovata": Cerca pagine all'interno del tuo sito che contengono i messaggi di errore "404" oppure "pagina non trovata". Questo ti aiuterà a individuare pagine non raggiungibili o pagine 404 che siano state indicizzate accidentalmente.

Bonus: operatori di ricerca per problemi di sicurezza e bug nel sito

Ecco alcuni esempi di operatori di ricerca che potresti utilizzare per individuare siti con potenziali bug o problemi:

  1. site:sitarello.com "errore di database" / "database error": Questo operatore di ricerca potrebbe aiutarti a individuare siti che mostrano messaggi di errore di database. Ad esempio, site:example.com "errore di database" cercherà pagine all'interno di example.com che contengono la frase "errore di database", accidentalmente indicizzate.
  2. site:sitarello.com "500": Cerca pagine all'interno di example.com che riportano l'errore 500, che è un errore interno del server. Ad esempio, site:example.com "errore 500" cercherà pagine con questo messaggio di errore.
  3. site:sitarello.com sintax: Questo operatore di ricerca può aiutarti a trovare pagine all'interno di example.com che mostrano errori di sintassi nel codice. Ad esempio, site:example.com "errore di sintassi" cercherà pagine con questo tipo di errore.
  4. site:sitarello.com "culo": Cerca pagine all'interno di example.com che contengono la parola "culo". Questo potrebbe portarti a pagine che discutono di potenziali problemi di sicurezza (scherzavo!).
  5. site:sitarello.com "accesso non autorizzato": Cerca pagine all'interno di example.com che fanno riferimento all'accesso non autorizzato o a violazioni della sicurezza. Ad esempio, site:example.com "accesso non autorizzato" cercherà pagine con questo tipo di riferimento, come le pagine di login ad esempio.

Ricorda che mentre la ricerca di siti con bug o problemi può essere utile per la sicurezza del web, vi invito ad agire in modo sempre etico e rispettoso. Se individui problemi, dovresti segnalarli ai proprietari dei siti in modo appropriato, invece di sfruttarli per danneggiare i siti.

Che cos'è Ubersuggest

 

Ubersuggest è uno strumento di analisi delle parole chiave e di ricerca SEO che offre una serie di funzionalità utili per aiutarti a ottimizzare il tuo sito web e la tua strategia di marketing online. Ecco come funziona e come puoi utilizzare Ubersuggest:

1. Ricerca delle parole chiave:

  • Trova parole chiave rilevanti: Puoi inserire una parola chiave principale o una frase nel campo di ricerca e Ubersuggest ti fornirà una lista di parole chiave correlate, suggerimenti di ricerca e metriche come il volume di ricerca mensile e la difficoltà SEO.

2. Analisi della concorrenza:

  • Esamina la concorrenza: Ubersuggest ti consente di inserire il tuo sito web o il sito web di un concorrente per ottenere informazioni dettagliate sulla posizione nei motori di ricerca, le parole chiave per cui il sito è classificato, i backlink e altro ancora. Questa analisi ti aiuta a comprendere come puoi migliorare la tua strategia SEO.

3. Analisi dei contenuti:

  • Verifica il contenuto: Puoi inserire un URL specifico e Ubersuggest ti mostrerà i contenuti più popolari su quel sito, nonché le parole chiave associate. Questo ti aiuta a identificare le tendenze di contenuto vincenti nel tuo settore.

4. Pianificazione delle campagne:

  • Crea piani di contenuto: Ubersuggest consente di pianificare le tue campagne di contenuto e le strategie di parole chiave. Puoi aggiungere parole chiave rilevanti a un progetto e monitorare le loro prestazioni.

5. Audit SEO:

  • Analisi SEO del tuo sito: Ubersuggest può eseguire un'analisi del tuo sito web per identificare problemi tecnici e suggerire miglioramenti per migliorare la tua posizione nei motori di ricerca.

6. Monitoraggio delle parole chiave:

  • Monitora le tue parole chiave: Puoi inserire le parole chiave importanti per il tuo sito web e monitorare le loro posizioni nei motori di ricerca nel tempo. Questo ti aiuta a tenere traccia dei progressi delle tue strategie SEO.

7. Report e analisi:

  • Genera report: Ubersuggest ti consente di generare report dettagliati per le tue ricerche e le tue analisi. Questi report possono essere utilizzati per monitorare il progresso e condividere informazioni con il tuo team o clienti.

Per utilizzare Ubersuggest, visita il sito web ufficiale e crea un account. Molti dei servizi di base sono gratuiti, ma ci sono anche opzioni premium con funzionalità avanzate. Una volta effettuato l'accesso, puoi iniziare a utilizzare le diverse funzionalità per ottimizzare la tua strategia SEO, migliorare i tuoi contenuti e aumentare la visibilità del tuo sito web nei motori di ricerca. Foto di talha khalil da Pixabay

Cos'è il tampering

 

Il Tampering: Cosa Significa e Quali Sono le Implicazioni

Il termine "tampering" si riferisce all'atto di manipolare o alterare qualcosa in modo non autorizzato o scorretto. Questo comportamento può avere diverse implicazioni a seconda del contesto in cui si verifica.

  1. Manipolazione delle prove: In un contesto legale, il tampering può riguardare la manipolazione di prove o testimonianze al fine di influenzare l'esito di un caso. Ad esempio, qualcuno potrebbe alterare o distruggere prove rilevanti per cercare di evitare le conseguenze legali.
  2. Alimenti e prodotti manomessi: Nel settore alimentare e nella produzione di beni di consumo, il tampering può riguardare la manipolazione dei prodotti. Questo potrebbe includere l'apertura di un imballaggio e la successiva chiusura in modo da far sembrare che il prodotto non sia stato manomesso, al fine di trarre in inganno i consumatori. È un comportamento pericoloso che può mettere a rischio la salute pubblica.
  3. Manipolazione elettronica e software: Nei contesti tecnologici, il tampering può riguardare la modifica non autorizzata di dispositivi elettronici o software. Questo può essere fatto per alterare il funzionamento dei dispositivi o per scopi dannosi, come il furto di dati personali o finanziari. È un'azione illegale e può avere gravi conseguenze.
  4. Interferenza nelle elezioni: Il tampering può anche riguardare la manipolazione delle elezioni attraverso varie pratiche non autorizzate, come l'hacking dei sistemi di voto elettronico o la diffusione di informazioni false per influenzare gli elettori. Questo mette a rischio la democrazia e l'integrità del processo elettorale.

In generale, il tampering è un comportamento scorretto e illegale che può avere conseguenze serie. Viola la fiducia, la legge e l'etica, ed è spesso perseguito legalmente. È importante essere consapevoli di tali pratiche e collaborare per prevenirle e combatterle in vari contesti. La prevenzione del tampering è essenziale per garantire l'equità, la sicurezza e l'integrità nei processi legali, commerciali e sociali.

Che vuol dire ... - Significato tre puntini

 

Il simbolo "..." in una chat o in un messaggio di testo rappresenta di solito una sospensione o una pausa nel discorso. Può avere diverse interpretazioni a seconda del contesto e di come viene utilizzato. Ecco alcune delle interpretazioni più comuni:

  1. Pausa nel discorso: Spesso, le persone usano "..." per indicare che stanno facendo una breve pausa prima di continuare a scrivere. Ad esempio, "Stavo pensando... che ne dici se ci incontriamo domani?".
  2. Esitazione o incertezza: Le persone possono usare "..." per mostrare incertezza o esitazione in un messaggio. Ad esempio, "Non sono sicuro se dovrei andare al concerto stasera...".
  3. Suspense o attesa: In alcuni casi, "..." può essere usato per creare suspense o indicare che c'è qualcosa di più da dire o da scoprire. Ad esempio, "Ho una notizia da dirti, ma aspetta un momento...".
  4. Mancanza di parole: A volte, "..." può essere utilizzato per indicare che la persona non sa cosa dire o non ha parole per esprimere un certo sentimento o pensiero. Ad esempio, "Sono davvero senza parole...".
  5. Riflessione o pensiero profondo: In alcune situazioni, le persone usano "..." per indicare che stanno riflettendo o pensando profondamente prima di scrivere la loro risposta.

In generale, il significato del simbolo "..." in una chat può variare notevolmente a seconda del contesto e del tono della conversazione. Può essere utilizzato per aggiungere sfumature e dettagli alla comunicazione scritta.

mercoledì 2 luglio 2025

Quando il problema SEO non è tecnico

 

Nella numerosa casistica di siti web che ho analizzato in questi anni, molte difficoltà erano determinate dalla mancanza di un reparto IT interno, che si occupasse sistematicamente della manutenzione e dei problemi tecnici. Anche un semplice sito, del resto, può richiedere interventi continui di manutenzione, che vadano al di là del classico "tizio bravo col computer", a meno che (ed è l'unica eccezione che mi viene in mente) non si tratti di soluzioni e-commerce completamente gestite (senza usare Prestashop o Woocommerce/WordPress, per intenderci).

In genere i costi del tecnico vengono considerati, in termini meramente aziendalesi quanto ottusi, semplici costi, un "accollo" che non serve nè conviene perchè c'è di mezzo la politica di gestione media (purtroppo): imbastire, arrangiare, sistemare "al volo", tanto tu ci metti 5 minuti. Se questo è tipico di una visione (pseudo)manageriale con cui non sono per nulla d'accordo (e la mia non è solo una "difesa d'ufficio": se non investi in tecnologia ed hai un sito, in prima istanza non ha senso, in secondo luogo finirà per tradursi nella classica logica "attendista" della serie "speriamo che stare fermi aumenti il ROI dell'azienda"), ciò possiede risvolti pessimi anche dal punto di vista delle conseguenze e della mentalità gestionale che tende a coinvolgere.

È spesso questione di vie di mezzo, alla fine: se da un lato trascurare completamente la tecnica porta a siti web raffazzonati e messi in piedi alla meno peggio, dall'altro l'estremo opposto è quello di pensare che la SEO tecnica, nello specifico, possa fare miracoli anche laddove manchi una strategia lato marketing che faciliti le vendite. Sì, in molti casi errori lato server e/o lato client che, alla lunga, avevano finito per fare danni lato SEO: pagine posizionate scomparse da Google perchè in 404, errori javascript che rendevano meno fruibile il sito su mobile e via dicendo. Se è vero che la audit SEO lato più tecnico è fondamentale, spesso non è nemmeno la causa di ogni male immaginabile. Molti siti, nella mia esperienza, si fanno semplicemente del male da soli, e questo spesso e volentieri perchè cercano un consulente-capro espiatorio a cui addossare ogni genere di colpa, in un'ottica di deresponsabilizzazione manageriale che, purtroppo, sembra andare per la maggiore (se le cose vanno bene il merito è di tutti, se invece vanno male la colpa è di uno, una massima ironica di copyright di un mio vecchio collega che, ancora oggi, trovo essere attualissima).

Ho anche mollato la mia vecchia "storica" collaborazione, ad esempio (che non cito per non darle ulteriore visibilità, e perchè non voglio sembri un personalismo), proprio perchè a mio avviso non davano la giusta valenza alla SEO tecnica: che è importante, a volte lunga e noiosa, ma va fatta anche se sembra inutile. Ho lottato per mesi per ottimizzare il PageSpeed Insights di vari siti che faticavano a posizionarsi perchè, di fatto, secondo me è un fattore di posizionamento ufficiale, e lo diventerà in particolare da aprile di quest'anno. Per me oggi anche questo è fare SEO, alla fine.

Dal punto di vista dell'azienda, invece, stavo letteralmente "perdendo tempo" a fare queste cose, come se seguire le linee guide di Google fosse un optional, neanche fossimo agli albori di Google in cui bastava spammare le meta-keyword per posizionarsi dove si voleva (o quasi). Non condividevo, h cercato di mediare e - alla fine - ho preferito mollare: non mi sentivo più a mio agio, e non ho tempo da perdere su progetti in cui non mi sento funzionale e, soprattutto, non posso accettare la logica padronale per cui i tecnici sarebbero sempre e comunque tenuti ad accontare il cliente, anche sulle cose impossibili, senza azzardarsi a dire mezza parola - e senza metterci del proprio dal punto di vista della creatività. Qualche amico ha suggerito che la loro fosse solo paura di essere sovrastati tecnicamente: perchè noi facciamo questo effetto, alla fine.

Se ne sappiamo e mostriamo di saperne, la cosa ci fa lavorare di più ma alla lunga, purtroppo, finisce per fare da deterrente. Non sia mai che avvenga una rivolta di tecnocrati, sapete com'è.

Ma questo ha pure conseguenze diverse nel lungo periodo: tende ad attribuire alla SEO tecnica un ruolo ed una sovra-ottimizzazione (è proprio il caso di dire) di responsabilità oggettive che questa tecnica o arte che sia, non ha e non ha mai avuto. Ed il modello di business di un sito, alla fine, rimarrà sempre la cosa più importante da considerare su qualsiasi progetto, senza che la tecnica svolga in esso in ruolo sostanzialmente diverso da quello per cui è stato concepito: uno strumento o un mezzo, per l'appunto, che va saputo usare al meglio, avendo soprattutto l'umiltà di riconoscerlo.

giovedì 13 febbraio 2025

Differenza tra indicizzazione e posizionamento

 

In questo articolo proveremo a spiegare la differenza tra indicizzazione e posizionamento, per evitare che si facciano errori concettuali che possono portare a potenziali incomprensioni. In breve, l'indicizzazione è una fase ben distinta dal posizionamento: la prima fa riferimento al processo di acquisizione dei dati del sito (internamente) da parte di Google o Bing, mentre la seconda fa riferimento ad un processo di classificazione e illustrazione dei risultati all'utente finale (esternamente). Andiamo ad approfondire il concetto concedendoci qualche spiegazione storica che, di fatto, aiuterà a chiarirci le idee una volta per sempre.

Cosa vuol dire indicizzazione sui motori, spiegato bene

Il concetto di indicizzazione risale almeno agli anni Settanta, periodo in cui si iniziano a diffondere le idee di Information Retrieval: una scienza interdisciplinare la cui la paternità viene usualmente attribuita al proto informatico Calvin Northrup Mooers (1919 - 1994). Information Retrieval significa "reperimento dell'informazione" e fa riferimento alle tecniche per archiviare i dati focalizzandosi sugli aspetti chiave dello stesso, in modo multi-formato (documenti, video, file audio, ...) e multi-disciplinare (molti concetti di IR afferiscono al campo psicologico, ad esempio).

Se ad esempio dovessimo progettare un motore di ricerca che lavora su file di testo, la cosa più immediata e newbie sarebbe quella di salvarne i contenuti all'interno di un indice, in modo che sia più immediato reperire i contenuti in seguito. Ovviamente questo presenza una duplice valenza da considerare: da un lato, dipende dalle parole chiave che usa l'utente per cercare (che possono essere imprevedibili), dall'altro pone il dilemma di comprendere quali siano le parole chiave rilevanti nel testo. Quando si legge un testo, ad esempio, si tende a "indicizzare" il contenuto dello stesso focalizzandoci sui concetti chiave, limitandoci a leggere alcune aree dello stesso (classico esempio: leggere solo il titolo) con il rischio di perdere di vista il vero significato del documento stesso. Quando si indicizza un documento (dove, per intenderci, non parliamo per forza di un documento Word ma - per estensione - di una pagina web, di un file di testo, di un PDF, di un video su Youtube e così via) non si fa altro se non riassumere i contenuti dello stesso individuandone vari concetti chiave, effettuando una scansione del documento stesso (eventualmente più volte) e "prendendo nota" di quelli che sono gli aspetti più rilevanti. Così facendo, l'indicizzazione salva in un database i concetti chiavi e li cataloga: ad esempio per ogni documento individua l'autore, il titolo, le parole chiave più rilevanti e/o frequenti, e poi offre al client il proprio database in modo che possa ricercare le parole stesse. Se alla base dei motori di ricerca c'è questo concetto non va dimenticato, peraltro, che si tratta degli stessi criteri che portano alla classificazione dei libri di una biblioteca, ad esempio, dei titoli presenti su piattaforme di streaming e così via.

Per l'Information Retrieval l'approccio all'indicizzazione dei dati può essere automatizzato in vari modi, sfruttando vari modelli matematici (algebrico, probabilistico, ibrido ...) combinati con il concetto di "interdipendenza" dei termini (terms) utilizzati nei dati. Il concetto di termini è molto generico, in questa sede, e può fare riferimento sia a dati che a meta dati (meta description, tag su Youtube, ecc.). Ogni approccio ha i propri pro e contro, chiaramente, tanto più oggi che esiste l'intelligenza artificiale ed è sempre più sviluppata e diffusa. Alla base di tutto, pertanto, c'è sempre l'idea che il software faccia un "riassunto" del testo e renda ricercabili le parole chiave dello stesso, badando bene che con "parola chiave" intendiamo, in questo contesto, sia la parola "casa" che la frase "casa al mare", ad esempio.

Alla base di questa indicizzazione vi è, peraltro, l'idea che il contenuto vada scansionato e successivamente parserizzato, ovvero scomposto nei termini essenziali in modo che si possano individuare le parole chiave rilevanti. Nel titolo di questo articolo, ad esempio:

Differenza tra indicizzazione e posizionamento

secondo vari criteri potremmo decidere, algoritmicamente (cioè in automatico) che le parole chiave sono "differenza", "indicizzazione", "posizionamento", tralasciando "tra" ed "e" che non possiedono potenziale informativo, e che peraltro differenza è in relazione con indicizzazione e posizionamento (che sono, a loro volta, in relazione di similarità tra loro).

L'information retrieval è definita in modi spesso difficili da trasmettere ai non addetti ai lavori, ma non è un "libro sacro" e non è tendenzialmente una scienza esatta. Di sicuro, non deve essere confusa con altro e possiede una definizione chiara e oggettiva:

L'indicizzazione sui motori di ricerca è il processo automatico con cui il contenuto delle pagine web viene scansionato e classificato nei termini più importanti, in modo da fornire supporto per la successiva ricerca da parte degli utenti. Nella realtà delle cose il WWW (World Wide Web) è una rete delle reti piena di pagine web con strutture, contenuti e forme differenti tra di loro: periodicamente un processo software che può lavorare in parallelo (Multi-threaded downloader) estrae il testo rilevante (nel senso appena visto) e i meta dati presenti in tutte le pagine, facendosene una copia (storage). Ogni pagina è identificata, nel tempo, da un URL, e poichè gli URL sono molto numerosi sono messi in coda (Queue, dal francese "coda") e viene schedulata (cioè programmata) una scansione anche in seguito, di continuo. In questo modo si completa il ciclo: le pagine web vengono analizzate periodicamente e riflettono, periodicamente, i cambiamenti in termini di tale scansione periodica. L'indicizzazione avviene subito dopo la fase di scaricamento del contenuto aggiornato, volta per volta.

Vector version by dnet based on image by User:ChaTo, CC BY-SA 3.0 http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/, via Wikimedia Commons

Cos'è il posizionamento, spiegato bene

A questo punto, una volta chiarito cosa sia l'indicizzazione per un motore di ricerca, e compreso che si tratta di un concetto mutuato dall'Information Retrieval (la scienza che si occupa di stabilire come rendere ricercabili i dati), abbiamo compreso che essa permette la catalogazione ed il "riassunto" di qualsiasi informazione sia scomponibile. Ma poi cosa succede? Il "poi" è fondamentale da inquadrare, in questo contesto.

Una volta che un motore di ricerca ha scaricato, scansionato e catalogato i propri dati, può mettere a disposizione una finestra di ricerca in cui gli utenti possano effettuare le ricerche. Il posizionamento su Google, a questo punto, farà riferimento alla posizione che occupa un risultato relativo ad un sito nei risultati di ricerca (SERP).

Differenza tra posizionamento e indicizzazione, spiegata (finalmente!)

L'indicizzazione su Google sarà una fase ben distinta dal posizionamento, in cui abbiamo semplicemente acquisito i dati sulla pagina web secondo lo schema riportato anche nell'immagine, per cui potremmo dire che:

l'indicizzazione su Google di un URL fa riferimento alla presenza nell'archivio o indice dei dati di quella pagina (titolo, immagini, testo, ecc.), e non è una fase normalmente visibile dall'esterno da utente anonimo;

il posizionamento su Google di un URL fa riferimento alla posizione nei risultati di ricerca di quello specifico contenuto. Questa fase è visibile dagli utenti che usano il motore, e può variare in funzione di numerosi fattori in ballo. Posizione che, peraltro, farà riferimento a numerosi fattori combinati (i pluri-celebrati 200 fattori di posizionamento che, in realtà, sono una "semplificazione giornalistica" di un concetto informatico ancora più difficile). A condizionare l'indicizzazione a livello di webmaster, diciamo, c'è un aspetto legato alla strutturazione delle pagine ed alla sua correttezza sintattica / semantica; a condizionare il posizionamento, invece, ci sono scelte degli ingegneri del software su come valutare le pagine, sia a livello interno che a livello di riferimenti dall'esterno (backlink), ingegneri che hanno stabilito, a suo tempo (e continuano a stabilire) quale pagina web vada a posizionarsi prima di un'altra, e per quale ragione.

martedì 13 agosto 2024

Come migliorare le conversioni di un sito (e guadagnare) [case history]

 

In questo articolo ho circoscritto un argomento fonte di molta confusione tra gli addetti ai lavori: ma i SEO come fanno a guadagnare sui contenuti che posizionano? A parte l'idea ovvia di farsi pagare per la consulenza, tutto ruota sull'idea di conversione: ma che cos'è di preciso? Cercherò di farlo capire con un caso pratico, su cui ho lavorato qualche tempo fa e che considero un discreto caso di successo.

Scenario

Il mio blog Trovalost.it è in piedi da molti anni, ormai; parlo di hosting e servizi di hosting per un pubblico targetizzato di webmaster e addetti ai lavori. All'interno del sito, nello specifico, c'è una pagina che parla dei software per organizzare al meglio il proprio lavoro, e tra questi ho incluso Trello.

Cos'è Trello

Trello è il software che ho deciso di promuovere nell'articolo: un software gratuito di organizzazione delle attività di un gruppo, che può andare dalle fasi di sviluppo di programmazione con paradigma Agile fino ad una lista delle attività per organizzare una scampagnata tra amici. Insomma, un ottimo software gratuito che remunera i suoi affiliati sulla base di un semplice link tracciabile: se ci cliccate e vi iscrivete, a me sarà dato un mese gratis di uso del software.

I case history (o case study) sono le storie di successo legate ad un prodotto, un servizio o ad un'azienda, che vengono presentate al pubblico per mostrare quanto efficace sia stata la soluzione proposta e quali risultati abbia permesso di raggiungere. (ictsviluppo.it)

Link referral: cos'è e a cosa serve

Insomma: Trello da' tutto questo gratis, ma presenta un programma a pagamento chiamato Trello Gold. Grazie ad esso sono disponibili funzionalità ulteriori e potenziate, e si può ottenere l'uso gratuito se si usa un link referral, che faccia cioè ricondurre a me come "riferimento" che ha portato loro un nuovo iscritto. Il discorso chiave è il seguente: se sulla mia pagina web arriva traffico qualificato (es. persone realmente interessate ai software che vengono elencati), ci sono discrete possibilità che molte di esse si possano fare un account su mia "raccomandazione" (il senso di referral è anche questo, in effetti).

Un referral non è semplicemente un link che punta ad un altro sito: è un link tracciabile (mediante cookie) che punta ad un altro sito (quest'ultimo sa da dove è arrivato il click, in pratica).

Si noti inoltre come non basta cliccare su un link per ottenere il risultato: al click deve seguire un'azione concreta (un'iscrizione al servizio, un pagamento, ecc.). Ecco perchè, tra l'altro, sono vietati gli incentivi al click su Google Adsense, ed è inutile invitare i propri amici a cliccare, se poi non c'è un interesse concreto su quel servizio o prodotto contenuto nel link

Ebbene: in soli 3 mesi - da quando ho pubblicato l'articolo il 3 maggio 2018 - sono riuscito a convertire 32 persone, utilizzando quella landing page ben posizionata su Google. Ovviamente non parlo di conversione in termini religiosi (me ne guardo bene), bensì di passaggio da prospect a cliente, da persone interessata all'argomento o al topic a cliente fidelizzato (chi si iscrive fornisce i propri dati ecc.).

In questo caso non ci ho guadagnato nulla in termini monetari, ma ho portato clienti all'azienda, ho ottenuto quasi 3 anni di Trello Gold gratis e - tra l'altro - mi pare interessante notare come l'intero portale Trovalost si basi su questo concetto. L'idea di usare link tracciabili è semplice ed efficace, e permette di risalire all'origine del traffico qualificato (nel mio caso il sito Trovalost.it) e di associarmi una commissione (nel caso specifico, un mese di Trello Gold, non soldi, ma il concetto di fondo non cambia).

Il mio lavoro è trovare gli inserzionisti giusti per i miei siti, e spingerli ad investire sulle mie pagine web o, al limite, a concedermi una percentuale sugli incassi dei lead o delle vendite che riesco a generare col mio lavoro di SEO. Quando lavoro sulle consulenze per altri siti che vorrebbero fare lo stesso, insisto spesso su questo esempio perchè secondo me chiarisce il senso di tanti discorsi.

Cos'è il tasso di conversione?

Il tasso di conversione esprime, in percentuale, varie cose: ad esempio quanti clic diventano vendite effettive su un link affiliato, oppure quanti tra coloro che visualizzano una pagina fanno clic e si iscrivono ad un servizio.

Esempio pratico: poniamo che una pagina faccia 1000 visualizzazioni al mese come traffico da Google. Di queste 1000 visualizzazioni, 100 sono clic attivi, per cui avremo un tasso di click (CTR) calcolabile come rapporto tra le due quantità, per cento: 100/1000*100 = 10%. Su queste 100 persone, nello specifico, effettivamente effettuano l'azione solo 20 (ad esempio), per cui avremo un 20% di tasso di conversione. Le percentuali sono molto ottimistiche, in questo esempio: di solito i CTR sono dell'ordine del 2-4% nei casi migliori, spesso sono inferiori all'1% e la cosa tragica è che il tasso di conversione (specie sui prodotti scadenti o poco chiari) è ancora più basso.

Cosa è importante di questo esempio

A livello pratico le implicazioni sono numerose: la prima è che il traffico qualificato è una fonte di guadagno potenziale. Posso pensare di inserire annunci mirati su pagine web che risolvano un problema specifico (ad esempio: carte prepagate o di credito per chi volesse investire in trading) rispondendo alle query o alle "domande giuste", del tipo: che cosa cerca chi potrebbe essere un potenziale cliente di una banca online?

È anche così che la SEO, al di là delle menate, dell'ossessione compulsiva per gli update algoritmici riesce a fornire guadagni concreti a chi è in grado di farla.

sabato 23 settembre 2023

Case vacanza, tutti i vantaggi di sceglierle per le proprie ferie

 

Nel corso degli ultimi tempi, tra i trend che sono saliti alla ribalta in maniera più evidente in relazione alle vacanze estive, troviamo certamente quello legato all’affitto di una casa vacanze. Si tratta di una tendenza che ormai da qualche anno è caratterizzata da un costante segno positivo, a maggior ragione per via del forte afflusso di turisti che arrivano dall’estero e che propendono per una simile scelta. Ci sono diverse motivazioni alla base di un trend del genere: proviamo a capire meglio tutti questi aspetti e perché spesso può capitare di optare per una casa vacanza al posto di un hotel.

È chiaro che nel momento in cui si sta programmando una vacanza, si prendono in considerazione un po’ tutte le varie alternative che ci sono sul piatto e si dà ampio risalto anche alle recensioni positive. Quelle caratterizzanti nello specifico le case vacanze cominciano a essere davvero numerose.

Notevole flessibilità e indipendenza

Il primo aspetto vantaggioso che corre alla mente quando si parla di case vacanze è certamente rappresentato da un livello di flessibilità veramente altissimo, soprattutto in riferimento alla possibilità di programmare e strutture nel migliore dei modi le giornate della propria vacanza. È chiaro che soggiornare in un hotel vuol dire necessariamente dover rispettare tutti gli orari in termini di apertura e di chiusura della reception, ma anche dal punto di vista dei pasti, a partire dalla colazione.

Ed ecco che emerge un altro aspetto decisamente conveniente legato all’affitto di una casa vacanza, ovvero quello dell’indipendenza. Insomma, è facile notare come ci si può comportare esattamente come se si fosse a casa propria. Si può decidere di fare colazione alle sei del mattino, così come di pranzare a metà pomeriggio, oppure di andare al ristorante per evitare di avere l’incombenza di mettersi a cucinare.

Scoprite le tradizioni locali

Una casa vacanza offre la possibilità di assaporare realmente l’ambiente e lo stile di vita di una determinata località. Si intraprendono nuovi ritmi e si va alla scoperta delle tradizioni. Capita piuttosto di frequente di considerare gli hotel e le varie strutture alberghiere una sorta di oasi, dal momento che nonostante siano ricchi di servizi e di proposte anche culinarie, spesso e volentieri non riescono ad esprimere fedelmente e alla perfezione l’anima del luogo in cui si trova e le dinamiche locali. Diversamente, se si dovesse optare per una casa vacanza, ecco che tutto questo cambia, dal momento che si va a vivere esattamente come una persona del posto.

Risparmio dal punto di vista economico

Un altro vantaggio non indifferente legato alla scelta delle case vacanze è sicuramente legato all’aspetto economico. Va detto che si spende di meno non solamente sul prezzo dei pernotti, ma in modo particolare anche in tutte le altre spese che si vanno a sostenere nella vita di tutti i giorni. Affittando una casa vacanza in compagnia degli amici, giusto per fare un esempio, c’è la possibilità di suddividere i vari costi legati all’affitto, ma al contempo si andrà a distribuire anche il costo della spesa per l’alimentazione. È facile intuire come il risparmio sia evidente, mentre se si è in hotel si può semplicemente scegliere di optare per un servizio di mezza pensione o di pensione completa.

Un altro aspetto vantaggioso legato alla scelta della casa vacanza è sicuramente quello di poter tranquillamente viaggiare insieme ai propri amici animali. E per chi li considera parte della propria famiglia si tratta di un vantaggio non indifferente, dato che in tante strutture alberghiere non possono viaggiare. È chiaro che non tutte le case vacanze accettano gli animali, ma la percentuale è senz’altro superiore rispetto a quella degli hotel che sono pet-friendly

 

 


domenica 13 agosto 2023

SEO audit: cos'è e come si fa

 

Nell'era digitale, la presenza online è diventata fondamentale per il successo di qualsiasi attività commerciale o progetto web. La SEO Audit è uno strumento indispensabile per valutare e migliorare le prestazioni del tuo sito web nei risultati dei motori di ricerca. Seguendo una procedura sistematica e analizzando attentamente ogni aspetto del tuo sito, sarai in grado di identificare punti di forza e debolezza e prendere azioni correttive adeguate. Ricorda che l'ottimizzazione per i motori di ricerca è un processo continuo e che i risultati non saranno immediati, ma con il tempo e la dedizione, vedrai sicuramente miglioramenti significativi nella visibilità e nel traffico del tuo sito web.

Essere ben posizionati sui motori di ricerca è un fattore determinante per ottenere visibilità e attirare potenziali clienti o lettori. Questo è dove entra in gioco l'ottimizzazione per i motori di ricerca (SEO). Ma come possiamo essere sicuri che il nostro sito web sia effettivamente ottimizzato per essere facilmente trovato dai motori di ricerca? Qui entra in gioco il "SEO Audit".

Cos'è un SEO Audit?

In parole semplici, un SEO Audit è un esame approfondito delle prestazioni e della salute del sito web sotto l'aspetto dell'ottimizzazione per i motori di ricerca. È un processo di analisi sistematica per identificare le aree in cui un sito può essere migliorato per raggiungere una migliore visibilità nei risultati dei motori di ricerca.

L'Importanza di un SEO Audit

Un audit SEO è fondamentale perché i motori di ricerca sono il principale canale attraverso il quale gli utenti scoprono contenuti online. Quando qualcuno effettua una ricerca correlata al tuo settore, vuoi che il tuo sito sia tra i primi risultati. Questo aumenta le possibilità che gli utenti clicchino sul tuo link e visitino il tuo sito. Un audit SEO ben eseguito ti aiuterà a scoprire quali sono le aree di miglioramento e a prendere le opportune misure per ottimizzare il tuo sito.

Come Fare un SEO Audit

Ecco una guida passo-passo su come eseguire un audit SEO completo:

1. Analisi delle Parole Chiave

Inizia con l'analisi delle parole chiave. Identifica le parole e le frasi chiave pertinenti al tuo settore e alla tua attività. Utilizza strumenti come Google Keyword Planner o altri software di analisi per scoprire quali parole chiave sono più ricercate dagli utenti. Assicurati di includere queste parole chiave nei titoli, nel contenuto e nelle meta descrizioni del tuo sito.

2. Analisi del Contenuto

Valuta la qualità del contenuto presente sul tuo sito. Assicurati che sia utile, informativo e ben scritto. Il contenuto di alta qualità è apprezzato sia dagli utenti che dai motori di ricerca. Rimuovi il contenuto duplicato e assicurati che ogni pagina abbia un obiettivo ben definito.

3. Ottimizzazione On-Page

Verifica che tutte le tue pagine siano ottimizzate correttamente. Ciò include l'ottimizzazione dei tag dei titoli, delle meta descrizioni, delle immagini e degli URL. Assicurati che il tuo sito abbia una struttura di navigazione chiara e che tutte le pagine siano facilmente accessibili.

4. Velocità del Sito

Controlla la velocità di caricamento del tuo sito. Le pagine che impiegano troppo tempo a caricarsi possono causare un alto tasso di abbandono degli utenti. Utilizza strumenti come PageSpeed Insights di Google per identificare i problemi di velocità e prendi le misure necessarie per migliorarla.

5. Backlink Profile

Analizza il profilo dei backlink del tuo sito. I backlink di qualità provenienti da siti autorevoli possono aumentare la fiducia dei motori di ricerca nel tuo sito. D'altra parte, i backlink di bassa qualità o i link sospetti possono danneggiare la tua reputazione online. Rimuovi i backlink dannosi e lavora per ottenere link da fonti affidabili.

6. Ottimizzazione Mobile

Con il crescente uso dei dispositivi mobili, è essenziale che il tuo sito sia ottimizzato per la visualizzazione su smartphone e tablet. Assicurati che il design sia responsivo e che tutte le funzionalità siano accessibili anche da dispositivi mobili.

7. Analisi della Concorrenza

Studia i tuoi concorrenti e le loro strategie SEO. Capire cosa funziona per loro può darti preziose informazioni su come migliorare il tuo sito e superare la concorrenza.

LinkedIn: cos'è e come funziona?

LinkedIn è un social network dedicato alla crescita professionale e alla ricerca di un lavoro oppure di un dipendente. 

Si tratta di una risorsa importante per chiunque desideri un nuovo impiego e voglia fornire ai potenziali datori di lavoro una visione d’insieme delle proprie esperienze lavorative (in modo sicuramente più dinamico rispetto al classico curriculum). 

Alcuni utenti scelgono addirittura di comprare like LinkedIn per dare un aspetto più autorevole al proprio profilo (ed eventualmente spiccare nelle selezioni).

Cos’è LinkedIn e a chi può servire

LinkedIn è la piattaforma perfetta per chiunque voglia mettere in mostra il proprio lavoro. In particolare, il sito è dedicato:

  • a studenti e disoccupati in cerca di un primo impiego;
  • a liberi professionisti che desiderano cambiare lavoro o vogliono sponsorizzare la propria attività;
  • alle aziende di ogni dimensione in cerca di nuove risorse;
  • ai lavoratori che vogliono connettersi con colleghi e datori di lavoro (attuali e passati);
  • a chi vuole tenersi aggiornato sul mondo del lavoro, sulle nuove offerte e sulle tendenze del momento.

Come funziona LinkedIn

L’iscrizione a LinkedIn prevede di creare un account dedicato alle proprie esperienze accademiche e/o lavorative, così da attirare l’attenzione di un eventuale recruiter. 

La piattaforma, infatti, consente di usare la dicitura #opentowork sulla propria immagine profilo per comunicare la propria apertura a un nuovo lavoro. Nella parte più alta del profilo, è inoltre importante segnalare la posizione lavorativa a cui si aspira e la città/paese in cui si abita e si intende lavorare.

All’interno del profilo, conviene postare:

  • un contenuto in primo piano (per esempio il portfolio);
  • una breve presentazione;
  • le proprie esperienze lavorative in ordine cronologico inverso (avendo cura di taggare i precedenti datori di lavoro); 
  • i titoli di studio;
  • i progetti più importanti a cui si è preso parte;
  • le competenze (che possono essere confermate tramite i precedenti impieghi oppure dagli altri utenti della piattaforma);
  • eventuali pubblicazioni, riconoscimenti e premi;
  • eventuali sezioni extra basate sulle proprie esperienze personali (lingue, certificazioni, ecc.).

Una volta creato un profilo, è possibile seguire gli account di aziende e privati, ricevendo aggiornamenti sulle loro attività e sulle eventuali posizioni aperte. Il social consente anche di impiegare il servizio di messaggistica istantanea interno, utile per chattare con eventuali colleghi o recruiter senza condividere troppe informazioni personali.

Inoltre, è possibile frequentare i corsi di LinkedIn Learning, per ottenere nuove competenze e certificazioni, oppure acquistare un abbonamento premium.

LinkedIn Premium Career consente di vedere come le proprie candidature si posizionano rispetto a quelle degli altri candidati ed è possibile visualizzare i profili di tutti gli utenti che hanno visitato il proprio account.

Come candidarsi per una posizione lavorativa

Lo scopo principale di LinkedIn è consentire a lavoratori e recruiter di incontrarsi; per tale motivo, chi usa il social per trovare lavoro può selezionare il tipo di posizione desiderata, specificando:

  • i tipi di località richiesti (in sede, ibrido, da remoto);
  • la località in cui abita e il raggio in cui è disposto a lavorare;
  • la data di inizio dell’eventuale lavoro (immediatamente o nel prossimo futuro);
  • il tipo di impiego richiesto (a tempo pieno, part time, a contratto, stage, temporaneo).

Dalla sezione Lavoro del social, è possibile visualizzare le offerte di lavoro più in linea con il proprio profilo. Per ottenere più offerte di lavoro possibili, è consigliabile iscriversi alla newsletter di LinkedIn per ottenere una selezione più ampia. 

Quando si trova una posizione di proprio gradimento, è possibile candidarsi in due modi:

  • inviando il curriculum vitae come allegato, direttamente tramite LinkedIn;
  • seguendo la procedura consigliata dall’azienda (talvolta facendo riferimento a siti esterni).

Il curriculum che viene allegato tramite LinkedIn deve essere fornito dall’utente ed è sempre consigliabile che sia aggiornato e di buona qualità. 

In seguito alla candidatura, sarà possibile ricevere una notifica quando questa verrà visualizzata. 

Perchè postare contenuti su LinkedIn

LinkedIn consente di postare link, video e foto come un qualunque altro social network (ma non tutti gli utenti scelgono di usufruire di questa modalità, detta “modalità creazione di contenuti”. Tuttavia, si tratta di un ottimo metodo per farsi notare e per mettere in maggiore evidenza i propri progetti e traguardi personali in maniera professionale.

Di ciascun post, è possibile verificare le visualizzazioni, le impressioni e le comparse nel motore di ricerca.

venerdì 26 agosto 2022

Come navigare in totale sicurezza sui siti Internet

Una delle prerogative da seguire per navigare al meglio su Internet è quella di mettere al primo posto la propria sicurezza e quella dei nostri dati. Ormai con le attività che svolgiamo in rete ogni giorno, “regaliamo” un mare di dati e informazioni personali che nemmeno abbiamo idea. É chiaro, quindi, che la sicurezza diventa l’aspetto più importante: usare Internet e trovare le risposte alle nostre domande è molto veloce, ma può essere altrettanto rapido trovarsi di fronte a brutti scherzi. Per questo motivo, è importante conoscere tutti i migliori consigli per navigare in maniera totalmente sicura su tutti i tipi di siti internet.

La scelta del Browser

La prima cosa a cui dobbiamo vedere per quanto riguarda la sicurezza è ovviamente il browser, ovvero lo strumento di ricerca che utilizziamo per navigare su internet. Che tu sia da computer oppure da telefonino, è fondamentale scegliere uno dei browser più rinomati e famosi come Google Chrome, Mozilla Firefox oppure Safari per i dispositivi IoS.

Altra regola fondamentale è quella di stare sempre al passo con gli aggiornamenti. I browser moderni, infatti, stanno diventando sempre più bravi a scovare siti internet poco sicuri oppure la presenza di alcuni virus. Per questo, è importante tenerli sempre aggiornati per avere la massima copertura possibile dal punto di vista della sicurezza.

I metodi di pagamento

Se ci troviamo in un sito in cui dobbiamo effettuare dei movimenti con la nostra carta di credito (il nostro conto PayPal o qualsiasi altro metodo di pagamento) - come può essere nel caso di piattaforme come le slot di NetBet - è fondamentale visionare i metodi di pagamento e il loro funzionamento.

Nel caso in cui avessimo un buon browser (aggiornato) oppure un buon anti-virus, probabilmente il sistema ci notificherà già della poca affidabilità di quel suddetto sito ma attenzione perché non è detto che ci arrivi questo avviso. Allora, a quel punto dovremo essere noi bravi a scovare qualsiasi tipo di problema.

Un programma anti-virus è comunque consigliato, è tra i migliori mezzi che possiamo avere a disposizione per la nostra sicurezza mentre navighiamo su Internet.

Navigare in incognito

All’inizio si parlava di dati personali. Ecco, non c’è cosa migliorare (per proteggere i nostri dati personali) che navigare in incognito. Quello di navigare in incognito è un metodo che dovrebbero seguire soprattutto quelle persone che non hanno intenzione di lasciare nessun tipo di traccia di sé su Internet, insomma tutte quelle persone che ci tengono alla privacy.

In questo senso, allora, navigare in incognito è perfetto, soprattutto se il dispositivo che utilizziamo viene poi usato anche da altre persone. Con l’incognito, non ci sarà più bisogno di eliminare la cronologia, il che vi permetterà di risparmiare un bel po’ di tempo.

Utilizza una password sicura

Non fa mai male ricordare l'importanza di diversificare le proprie password e non usare la medesima per ogni tipo di registrazione. In questo senso, esistono diverse app e siti che ci possono aiutare a ricordare le nostre password in totale sicurezza.

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