lunedì 27 novembre 2017

A Dime a Dozen, un soldo la dozzina di Stefano Marelli


Sembra quasi assurdo pensare alla storia di un ritrovamento fortuito nel 2017, l'epoca del web, della schedatura globale (e volontaria) delle persone e della mappatura dei luoghi con Google: ma sembra essere proprio quello che succede con "A Dime a Dozen" (in inglese, "un soldo la dozzina"), romanzo dell'autore Stefano Marelli (Collana Velvet, Rubbettino Editore), giornalista svizzero classe 1970, già noto per Altre stelle uruguayane (2013), edito sempre dall'editore calabrese ed in grado di suscitare il commento entusiasta di Gianni Mura, che lo ha considerato uno degli autori più importanti di quell'anno. 

Il titolo del romanzo in questione è un'espressione gergale americana, che significa "ce ne sono a volontà", o se preferite "un soldo la dozzina", con riferimento ad un qualcosa che conti talmente poco (o che sia talmente comune) da essere quasi inutile. Lo spunto per questo romanzo si basa sulla nota disavventura capitata allo scrittore Ernest Hemingway (Premio Pulitzer nel 1953 per Il vecchio e il mare, e Premio Nobel per la letteratura l'anno successivo): la allora moglie Hadley Richardson perse una valigetta contenente i suoi primi manoscritti alla stazione di Parigi-Lione, mentre stava andando a trovarlo a Ginevra. Un episodio che segnò profondamente lo scrittore, che perse per sempre quella valigetta senza saperne più nulla.

La storia raccontata nel romanzo è ambientata negli anni cinquanta e sessanta ed è quella di Miller Buttigieg, carismatico protagonista cresciuto a suon di letteratura americana: da Fante a Roth, passando ovviamente per Hemingway. Il padre  del protagonista, Woody, era un militare americano sbarcato in Sicilia nel 1943, che conosce la sua futura compagna (un'infermiera brianzola) e fanno nascere il protagonista nel 1945.  La scelta di chiamarlo Miller deriva proprio dalla passione di Woody per il grande scrittore americano, il cui nome completo era Ernest Miller Hemingway.

Rimasto orfano il protagonista cresce coi nonni materni, tentando di Altre stelle uruguayane, scritto con autentico spirito cosmopolita, sempre in viaggio e per questo intrinsecamente "on the road". Una sotto-storia all'interno del romanzo in questione troverà poi il tempo di fare riferimento un racconto ambientato nella Parigi degli anni 20, quando si scoprirà che il Gusto, tassista amico del protagonista, sembrerebbe forse conoscere il destino dei manoscritti scomparsi, dimenticati sui binari del treno o, forse, all'interno di un'auto. Lo stile di Marelli è scorrevole con numerosi inserti colloquiali, tanto da richiamare in alcune recensioni un simbolo della beat generation come Kerouac.

colmare il proprio vuoto esistenziale attraverso i libri e le riviste lasciati in eredità dal padre.  Ed è da qui che nasce la storia del romanzo, un'appassionante rientro negli Stati Uniti dall'Italia alla ricerca delle proprie origini, attraverso varie vicissitudini. Un romanzo sincero e genuino, tra la Grande Guerra e la rivoluzione sociale anni 60, idealmente legato al succitato